Frontespizio della carta intestata della società francese
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Nellanno 1838 Umberto Ferrand, Rodolfo
Ehrsam ed Eugenio Cullet di Montarfier avevano presentato al re di Sardegna Carlo Alberto
a nome di una società francese un progetto di Bonifica dello Stagno Sabazus
, denominati stagni demaniali di Sanluri e di Samassi, per poterli poi ridurre in terreni
coltivabili e trasformare il tutto in un moderno stabilimento Agrario.
IL Sovrano si mostrò ben disposto non tanto ad autorizzare unimpresa da lui
ritenuta tanto utile allagricoltura e alla salubrità del clima dei villaggi attigui
ai predetti stagni, ma anche a prenderla sotto la sua speciale protezione, dando nello
tempo stesso un onorevole contrassegno, insignendo poi il futuro stabilimento col nome del
principe ereditario.
Concesse __ con regie patenti del 14 aprile 1838 __ ai predetti proponenti e ai loro
eredi; perpetua, libera ed assoluta proprietà dei detti stagni con gli annessi territori
appartenenti al regio Patrimonio, ma con losservanza di alcune condizioni:
Che i predetti concessionari intraprendessero ed eseguissero a loro spese, rischio e
pericolo il prosciugamento di tutto lo stagno usando il progetto presentato dal Cav.
Carbonazzi nel 1831.
I concessionari dal canto loro dovevano prosciugare gli stagni,
bonificare e coltivare i terreni, istituirvi quattro stabilimenti modello, in ognuno dei
quali doveva esserci un laboratorio per la costruzione delle macchine e degli utensili
agrari, una scuola per linsegnamento della lettura scrittura ed elementi di
aritmetica, ed inoltre, una scuola agraria per la dimostrazione sul campo dei vantaggi che
le arature e le concimazioni portavano allagricoltura.
Che dentro i sei anni successivi dopo la sistemazione dei canali di
scolo e a mano a mano che i terreni venivano bonificati si dovevano piantare 50 mila
alberi di alto fusto ed in parte essere arate e seminate di cereali mentre una parte
doveva essere destinata a praterie naturali o artificiali da adibire al pascolo delle
mandrie. Oltre a ciò dovevano destinare una parte di quei terreni, agli esperimenti che
la società agraria di Torino e di Cagliari doveva effettuare, per la coltivazione delle
piante esotiche come il tabacco. La canna da zucchero, lindaco e così via. I
terreni così bonificati avrebbero dato un reddito netto pari a 200 265 lire ad
ettaro.
Purtroppo per diverse ragioni le cose non andarono per il verso giusto
e quando ventanni dopo il Conte Francesco Aventi __ esperto agronomo __ invitato in
Sardegna da Giuseppe Garibaldi che probabilmente meditava progetti di colonizzazione,
osservava: che tutti i progetti della società francese erano falliti miseramente in
quanto; per la bonifica dello stagno non erano state osservate le regole stabilite dal
progetto Carbonazzi, __ progettista e costruttore della più grande arteria stradale della
Sardegna " la Carlo Felice __ il quale, prevedeva prima dellapertura dei canali
destinati a smaltire lacqua degli stagni, la costruzione di opere di difesa nei
terreni a valle e lapertura di diversi canali di circonvallazione per la raccolta
delle acque piovane e deviarle verso i canali di scolo.
Un canale collettore |
Canale a briglia |
Serbatoio per la distribuzione dell'acqua potabile |
Questo lavoro avrebbe permesso un facile
deflusso delle acque liberando cosi dalle acque stagnanti e maleodoranti il villaggio di S
Gavino; mentre invece i concessionari vollero tenersi alle linee di circonvallazione
indicate approssimativamente nel piano annesso alla concessione, aprendo un semplice e
malandato canale che non reggendo il flusso delle acque straripava regolarmente
impaludando i terreni in parte già bonificati. Questa situazione imponeva lobbligo
immediato di deviare le acque di tutti gli affluenti dello stagno al fiume di Samassi, che
non reggendo la portata delle acque straripava regolarmente, allagando e devastando i
terreni a valle appartenenti ai Sanluresi, i quali vedendo il loro lavoro distrutto dalla
strafottenza straniera manifestarono il loro dissenso attraverso una forte opposizione.
I tre concessionari accortesi degli errori e non disponendo più di
somme per porvi rimedio non si persero danimo. Ma volendo a tutti i costi portare a
termine gli iniziali progetti, nel marzo 1847 a Lione costituirono una società anonima,
con lo scopo di salvare il salvabile. Venne diramato un falso rendiconto stampato a Parigi
in cui veniva decantata la florida situazione dello stabilimento, così scrivevano:
<<Lo stagno si trova perfettamente prosciugato
in modo tale da potersi liberamente transitare sia a piedi che a cavallo in tutta la sua
superficie e da poter essere nella imminente stagione utilizzato per intero con apposita
coltivazione. >>
Contemporaneamente simpossessarono attraverso
lespropriazione forzata da parte del governo __ sempre pronto a concedere favori
agli stranieri __ di 800 ettari delle migliori terre da coltivare confinanti con lo
stagno, appartenenti ai poveri contadini dei paesi limitrofi di : Villacidro,
Samassi e Sanluri.
I concessionari con singolare disinvoltura se ne fecero vanto
dichiarando che quelle terre erano state da loro bonificate e le inclusero nella carta
topografica dello stabilimento. Ma come se ciò non bastasse nel 1853 __ sempre col solito
pretesto di bonifica __ chiesero ed ottennero da parte del "nostro Governo"
lassegnazione dellaltro stagno di S. Gavino di ettari 37.
Tanti favori e tante protezioni da parte del "nostro Governo" dovevano almeno
impegnare i concessionari a portare a termine i loro precedenti impegni di bonifica e
completamento dello Stabilimento,; invece i quattro poderi modello rimasero ancora nel
progetto come lo erano al tempo delle concessioni, a meno che non si voglia far credere
che gli stabilimenti da loro portati a termine erano quelle casupole crollate diverse
volte senza mai vederle in funzione, oppure le distillerie e raffinerie dello zucchero di
barbabietola che non entrarono mai in funzione, e che avevano i tubi conduttori per il
fumo, in legno anziché in ferro, e che " fatalmente " vennero distrutti da un
incendio, che molti testimoni asserirono che la sciagura non avvenne per caso.
Le successive enormi difficoltà soprattutto di carattere tecnico e finanziario fecero il
resto e nellaprile del 1857 dopo numerose peripezie, lAnonima Società
Francese, dovette dichiarare fallimento.
Questa in sintesi la triste storia dello Stabilimento Vittorio Emanuele ( SU
STAINI ) quì a brevi tratti delineata e che per forza doveva incontrare quella
tristissima fine che purtroppo fu il fallimento.
Fallita la Società Anonima Francese, lo Stabilimento V. E. venne messo
allasta il giorno 6 Aprile 1857 e venduto al maggior creditore che era il Marchese
Lorenzo Lodovico Pallavicini di Genova ( unico partecipante allasta) per la modica
somma da lui offerta di 570.000 lire benchè lintero complesso era stato valutato
oltre 6 milioni.
Ma se passarono molti anni dallinizio della bonifica al totale
fallimento dello stabilimento, il danno che dovettero subire i contadini e i pastori di
Sanluri fu immediato sia per le inondazioni dei terreni a valle dello stagno sia per gli
espropri abusivi, sia perché i concessionari non solo vietarono il pascolo, ma impedirono
"di abbeverare le greggi alle sorgenti o abbeveratoi pubblici, tuttora aperti come
prima, benchè compresi nei terreni in ultimo espropriati", e poiché il divieto
venne confermato dal nuovo proprietario, malgrado lassoluta necessità dei pastori
di disporre di quellacqua " i Sanluresi dopo essersi riuniti, in massa si
portarono armati nello stabilimento che invasero e devastarono, spingendovi il bestiame al
pascolo nei terreni già seminati, minacciando chiunque si opponeva al loro passaggio.
Francesco Corona nella sua Monografia Storica di "SANLURI "
nel 1905 scriveva: la popolazione di Villacidro "che già ritraeva ingenti benefici
dallo stabilimento, __ ma non spiega che tipo di benefici __" schieratasi dalla parte
dei concessionari, armò 500 uomini armati a cavallo per allontanare gli infuriati
Sanluresi che, "persuasi del loro torto e vergognosi del loro agire, si ritirarono
pentiti daver ascoltato le parole di pochi mestatori ".
Il Corona, qui sbaglia, __ e non si capisce perché __ in quanto prima
fa risalire la causa della ribellione della gente di Sanluri ai numerosi torti che quella
gente aveva subìto da parte dei concessionari dello stabilimento, poi invece parla di
pochi mestatori che avrebbero sedotto unintera popolazione, come se la gente di
Sanluri fosse incapace di intendere e di volere.
Più chiara e sincera era stata una relazione fatta dallOn.
Francesco Salaris, __ che ben conosceva i tantissimi problemi che affliggevano quella
zona, __ nel rilevare i tantissimi errori, abusi e imbrogli commessi dai concessionari
dello Stabilimento, così diceva :
Non avvenne certo molti secoli addietro la concessione di una vasta
estensione di terra fatta ad una Compagnia Francese; parlo dello Stabilimento Vittorio
Emanuele, piantato in mezzo ai territori di Sanluri, S.Gavino, Samassi e Villacidro.
Questa Compagnia per ingrandire la proprietà --- avendone avuto facoltà dal Reale
Decreto,--- espropriò i migliori terreni di proprietà della povera gente di questi
comuni e quelli impossibilitati a dimostrare i loro diritti dovettero cederli ed emigrare.
Allatto della concessione la superficie dello stagno era di
ettari 1692,10, ma con labusivo esproprio dei fertili terreni circostanti,
lestensione dello stabilimento ascese ad ettari 2354 compresa la parte ex demaniale.
Quale e quanta protezione a questa compagnia che, doveva prosciugare una vasta palude;
doveva versare sulla terra sarda immensi capitali francesi ; doveva insomma fare un mondo
di bene in Sardegna !
Quale e quanta la di lei prepotenza ! Chi avrebbe osato difendere
contro di lei il proprio diritto ? Quanto timore negli abitanti di quei comuni ai quali un
ricorso, una parola del direttore dello stabilimento spalancava le porte del carcere !
La compagnia francese era colta, faceva il bene; il sardo di Sanluri, e
di Samassi era rozzo, non intendeva, o peggio non voleva intendere; il Sardo doveva per
forza avere torto mentre la Compagnia francese aveva sempre ragione !. A questa le
cortesie e i favori; al sardo il carcere, e loppressione
.
Ma quella colonia fancese fece almeno del bene? Costruì a malapena due
malandate case coloniche; una a S. Miali (S.Michele) stimata in £ 68.605, e una
denominata Stagnetto stimata in £ 64577, entrambe super valutate come super valutati
furono tutti i lavori eseguiti allinterno del complesso,. ma allora le condizioni
della concessione furono scritte per ridere ; per far credere che si voleva seriamente il
bene dellisola; per giustificare in apparenza i favori e i privilegi elargiti agli
stranieri con troppa leggerezza da parte del "nostro" Governo.
Questa società respinse dai terreni concessi le acque senza
costruzioni di canali di scolo, rovinando così le altrui proprietà; piantò delle vigne
e dei vigneti, senza apportare nessuna innovazione ma usando gli stessi sistemi già usati
in Sardegna. Niente di nuovo e niente di meglio dunque. Oh ! non è vero; introdusse nei
terreni del decantato stabilimento la coltivazione della barbabietola, eresse uno
sgangherato edificio dove vi collocò la macchina per la fabbricazione dello zucchero
Ma un bel giorno le fiamme distrussero tutto
.. Girò la voce allora
.
Che il fuoco avesse pietosamente ricoperto di cenere la vera causa del fallimento, che fu
tosto dichiarato.
Altri torti non privi di conseguenze negative sulla sua economia
dovettero subire i Sanluresi, sia quando venne costruita la Reale ferrovia, sia quando
vennero costruite alcune strade carrozzabili. Interessanti notizie in merito le troviamo
nella monografia di Salvatorangelo Ledda (1884), che spiega anche i veri motivi per i
quali, la stazione della ferrovia Reale venne costruita a ben 6 Km dal centro abitato di
Sanluri. ...... Ma questa è unaltra storia.
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