Folclore preso sul serio
Sono molti, ormai nellisola, i cosiddetti gruppi
folcloristici, (nessuno ce ne voglia) un pò di stracci colorati addosso, una zucca
lavorata col pantografo o nodoso bastone in mano gli uomini e gioielli stampati le donne,
due salti in piazza o su un palco allestito per la sagra paesana, canti continentalizzati
e cori allalpina : il tutto garantito con letichetta folclore Sardo.
Da un pezzo << est mudu su telazu ue sezias |a tesser telas varias e pannos >>
è muto il telaio dove sedevi a tesser tele e panni: lo ricorda Antioco Casula ,Montanaru,
in una sua poesia degli anni 50. E neanche le promesse spose tessono più < sette trame
del telaio > o attingono < lacqua a sette pozzi > il fiore di pervinca <
azzurro e triste , muore prigioniero nel corredo da sposa >. Sono versi doggi di
Francesco Masala.
Folclore turistico, falso è non sapere del popolo, quello di molti gruppi folcloristici
sardi. Folclore mercificato, travisato, non più cultura popolare. Folclore come prodotto
di consumo, che niente ha a che fare con la civiltà popolare. Storpiature, derivazioni,
imitazioni, cambiamenti che rendono irriconoscibile la tradizione popolare. La colpa, è
chiaro, non è solo dei gruppi folcloristici, ma anche di chi ci sta dietro e di chi li
manda avanti. Dellignoranza nel campo specifico del folclore __ di chi si è assunto
o ha avuto il compito di preparare, fare eseguire, mandare magari allestero,
scrivere e persino ricercare le manifestazioni folcloristiche. E quanta colpa hanno i
mezzi di comunicazione __ radio e giornali __ che affidano allultimo venuto
venditore di fumo una materia così seria qual è il folclore.
Ogni gruppo, ogni cantante, ogni coro folk ( folclore è un termine inglese, composto da
due parole di origine sassone: FOLK = popolo e LORE = sapere, sapere del popolo. Perciò
folk non può essere usato come derivato di folclore) porta avanti un proprio repertorio,
fatto spesso di danze e brani distanti chilometri dal confine geografico originario. La
cultura popolare ha i diritti dautore nel popolo ed il sardo è un popolo definito resistenziale,
perché ha sempre resistito alle varie colonizzazioni culturali doltre mare. Ma
può essere ancora considerato resistenziale? La cultura centralista ha distrutto e
continua a distruggere la cultura di quellantico mondo Agro-Pastorale dei CONTADINI
e dei PASTORI sardi.
Non sono gli scampoli, quelli che si vendono nelle botteghe e nelle bancarelle, ma il vero
folclore viene espresso attraverso lanima di unintero popolo, ma mai
attraverso la merce etichettata Folklore Sardo proveniente dal continente o addirittura
dallestero.
Costume Maschile e Femminile di Sanluri |
Come si colloca il Gruppo
polifonico folkloristico di Sanluri in questo quadro di Folclore folklorico e folkloristico?
Non si tratta di un veicolo pubblicitario del falso Folklore, ma si tratta di un gruppo
che è popolo e che vuole rimanere popolo. Nato e cresciuto allinterno della cultura
del grosso centro del Medio Campidano, non vuole cedere al consumismo del progresso. La
cultura centralista è arrivata anche a Sanluri, certamente ma il gruppo ha tirato su un
argine di difesa del proprio patrimonio particolaristico.
Seriamente ha cominciato a raccogliere canti e balli e materiale
folkloristico, le varie sue esibizioni lo dimostrano ampiamente. Si può anche discutere
sulla riproposta di certe tradizioni del mondo Agro-Pastorale ma le riserve però cadono
subito davanti alle radici popolari degli autori. Popolari e non popolaregianti, tanto
meno populisti. Gli attuali Efisio Mocci e Remo Orrù sono autori e interpreti
esclusivamente popolari. Remo Orrù per esempio, è il maggiore improvvisatore di
REPENTINA di tutta larea campidanese , capacissimo di cantare per delle ore senza
fermarsi un attimo. La sua non è archeologia folkloristica ma vera antica tradizione
popolare.
Sanluri - Festa del Borgo 2000
Renzo Orrù canta "Sa Repentina" |
Anche Antonio Pittau _
istruttore del Coro _ conosce la musica è un musicista professionista ed ha
unattività didattica e concertistica sulle spalle. Ma è nato nel popolo, la
conoscenza della musica colta gli permette di rispettare e soprattutto di far rispettare
la genuina tradizione, non permettendo neppure un respiro se non è autentico. Si potrebbe
poi parlare del fisarmonicista che suona una musica autentica e genuina perché quello che
suona lha appreso dal popolo. E così i ballerini e i coristi : componenti del
gruppo che non amano essere chiamati nè Ballerini né Coristi, tutte definizioni di
provenienza colta
. Insomma il Gruppo Polifonico Folkloristico di Sanluri è una
delle ultime frontiere del vero folklore. Folklore preso sul serio secondo la lezione
gramsciana.
ADRIANO
VARGIU
IL costume maschile indossato dal gruppo
Polifonico folkloristico è il tradizionale costume Sanlurese e di tutto il meridione
dellisola, scomparso ormai sin dai primi del 900, denominato su colletto.
Varie notizie su questo antico e singolare costume le troviamo nelle opere di Antonio
Bresciani, Baldassarre Luciano, A.C.Valery, Paolo Mantegazza, Vincenzo Porru, ( che lo
definisce casacca di cuoio intendendo per casacca una giacca larga e lunga ) mentre
Giovanni Spano ( lo chiama Cogliettu, cojetto, e lo definisce Giubbone di pelle inteso
da cuoio).
La presenza del Collettu è documentata anche negli atti compilati per la formale
resistenza fatta alla regia truppa nel villaggio d Thesi, e in diverse insurrezioni
popolari avvenute nei villaggi di Bessude e Banari.
Sanluri - Festa bel Borgo 2000
Il Gruppo Folk si esibisce nelle strade (arrugas) del centro storico |
Cenni Storici
La mattina del 23 settembre dellanno 1800 tre villaggi del
Meilogu -- Thiesi, Bessude e Banari insorsero contro i tributi troppo elevati dei
feudatari. Ci furono morti e arrestati. I secondi subirono un formale processo a Sassari e
molti di essi finirono sulla forca. Vicerè era Carlo Felice, chiamato dal popolo Carlo
Feroce, limpiccatore per eccellenza << Ampica ampica ca va ben >> Impica
impica che va bene, era il suo moto, coniato appositamente per i sardi oppressi da un
governo distante chilometri e chilometri dai suoi feudatari e da una natura poco benigna
troviamo: "collettu" scritto nei processi --- dal cancelliere piemontese -- ora
coglietto, ora cogliettu, e ora cojetto o cojettu., poiché i prigionieri si
esprimevano in sardo, lorigine da cuoio era ancora più evidente. Collettu è forse
parola dovuta agli scrittori del secolo scorso, errore di trascrizione dunque che ha
causato anche lattuale errore di pronuncia.
Nel suo << Viaggio in Sardegna >> Albetro Della Marmora così illustra il
costume: << Labbigliamento dei Sardi offre parecchie singolarità e
ravvicinamenti curiosi coi costumi antichi. La forma del loro collettu, è veramente
bizzarra. È una specie di giustacuore, senza maniche molto stretto, specialmente sulle
anche, e forma incrociandosi in basso come un grembiale doppio che scende sino ai
ginocchi.
IL collettu è labito ordinario e giornaliero di coltivatori principali e
specialmente di quelli delle pianure e delle contrade meridionali, ed è per i sardi il
ricordo più utile dei loro antenati.
Quale veste infatti potrebbe riunire tanti vantaggi soprattutto nei luoghi ritenuti
malsani? Esso infatti difende il corpo dallazione spesso funesta di un cambiamento
improvviso di temperatura e dalle intemperie ; presenta una superficie impermeabile sia ai
raggi del sole che allumidità del mattino e della pioggia; conserva un calore
uguale in tutte le stagioni e difende il petto e le cosce dalle spine e dai rovi così
comuni nei campi delle pianure sarde; e oltre a permettere una facilità di movimenti,
resiste alle fatiche dogni specie ed è di lunga durata. Si sono avute parecchie
discussioni intorno allorigine del Collettu: alcuni storici hanno creduto di
riconoscervi la Mastrucca degli autori latini, ma questa opinione è contrastata
vivamente da altri che asseriscono che la mastrucca era una pelliccia; e questo è anche
il parere di padre Madao nella sua opera sulle antichità sarde. Egli vede nel Collettu
il colombium e il thorax degli antichi sardi e ne fa derivare il nome dal verbo latino
colligere. ( A. della. Marmora Viaggio in Sardegna 1839 ).
Sanluri - La più antica immagine
del costume di Sanluri
(collezione Piloni) |
<<<<<
IL collettu era una veste fatta di cuoio
conciato e morbido, modellato sulla dalmatica con una gran falda, che dal petto scendeva
verso il ginocchio e con laltra dal lomero al poplite. Lappuntavano su
gli omeri e sovrapposta ai fianchi , veniva serrato con un alto cintolo di cuoio con la
fibbia davanti. Era come una corazza di cuoio perfettamente tagliata al busto. I collettus
gentili e di rispetto, erano normalmente di pelle di cervo di fina e delicata conciatura,
di color paglierino e con gli orli punteggiati in azzurro ed in rosso, ovvero
ingraticolati di bizzarri e vaghi capricci >>>>>.
(Salvatorangelo Ledda. 1884) |
IL costume riproposto dal
Gruppo Polifonico Folkloristico di Sanluri è di color pelle naturale. Unampia
ducumentazione riguardante su collettu la troviamo anche e
soprattutto nella prima monografia di Sanluri scritta nel 1884 da Salvatorangelo Ledda
<< SANLURI TOPOGRAFIA E STATISTICA MEDICO STORICA >>
e nella seconda monografia del paese di Francesco Corona << SANLURI ,MONOGRAFIA
STORICA 1905 >>.
Al Gruppo si devono anche le accurate ricerche de su BERRUDU e de SA BARRITA.
Su BERRUDU è una lunga asta con la punta ferrata. Compare in mano a un sardo
su una lastra in rame nel < Calendario filologico Sardo a partire dal 1813 sino a tutto
il secolo XIX > Secondo Giovanni Spano su Berrudu era lo strumento di offesa dei
cartaginesi e dei volsci. Sicuramente era un attrezzo indispensabile per i pastori e per i
contadini. Berrudu per alcuni deriverebbe da veru, spiedo, per altri da verruto,
asta. Per noi si tratta di parola sarda che trova il corrispondente in verreta,
voce antica che indicava una grossa freccia.
Sa Barrita o Berrita è il classico copricapo sardo che si ricollega a modelli
preistorici, ma anche a modelli della fascia settentrionale dellAfrica e della
cosiddetta Asia orientale. Sa Berrita di Sanluri è di forma tronco conica, detta Impixada
__ da pece __ perché rigida.
Sanlurese col
classico costume in pelle detto "Su Collettu" |
Inizio pagina
IL costume femminile di Sanluri sino al
183040 era quello delle donne fenice: esso era maestoso, leggiadro e molto costoso.
Ora si è modificato come modificati sono i costumi le idee e i bisogni per cui credo che
nel presente vestiario non si possa indicarne lorigine in quanto dellantico
costume più nulla rimane. Tuttavia anche al presente la donna di Sanluri veste pulita
semplice e decente. La donna di Sanluri ha il capo coperto da un fazzoletto che non
abbandona mai né in casa né fuori né dinverno né destate neanche facendo
il pane __ dove vi raccoglie i suoi cappelli __ o il bucato, o altri faticosi lavori.
Questo fazzoletto che lascia vedere un po di discriminatura sulla fronte, nei giorni
festivi è grande, di lana o di seta, screziato di bei colori vivaci con stampe di fiori,
ed è sostenuto alloccipite con spille doro nelle persone agite. La camicia è
talare ed è bianchissima specialmente alle maniche e al seno, è fermata al collo con due
bottoni in filigrana doro o dargento nelle donne agiate, e con bottoni di
madreperla nelle altre.
Sanluri - Festa del Borgo 2000
Bambina in costume sanlurese |
Alle orecchie normalmente
portano pendini doro, dargento dorato, o daltro metallo di minor valore
secondo lagiatezza. Molte donne portano anche is < lorigas = cerchietti,
campanelle o orecchini a goccia di corallo >.
IL collo e il petto, nei giorni festivi, li ha ornati di collane di rubini, di broche, di
medaglioni o di bottoni doro.
Copre il dorso e sostiene il seno con un bustino __ su cossu __ di variato e ricco
tessuto, secondo lagiatezza. Non usa busti steccati o ferrati che, comprimendo sul
torace deformano la fanciullette della città, disponendole a diverse malattie,
specialmente polmonari. Sul seno, per ragioni di pudore, normalmente stende un fazzoletto
onde nascondere le mammelle che la camicia lascia troppo risaltare.
Sanluri - Festa del Borgo 2000 |
Di sotto al bustino esce la
gonnella __ sa gunnedda __ e il grembiale _ sa fascadroxia _ tutti e due di
panno scuro nei giorni festivi; mentre nei giorni di lavoro , di tela o cotone colorato a
larghe strisce , detto normalmente bordatino <imbodradeddu >. Nei giorni
festivi, per unire il bustino, la gonnella ed il grembiale usa una cintura in lamelle
dargento __ sa gancerìa __ un capo della quale pende da un lato per circa
venti centimetri. Calza scarpine a giugge basse, di pelle verniciata lucidissima. Le
benestanti usano anche calzette bianche di cotone . I giorni feriali mentre lavora in casa
cammina come le spartane sempre scalza, abitudine che spesso le crea parecchi disturbi,
specialmente nelle funzioni mestruali .
Salvatorangelo Ledda : < Sanluri topografia e statistica medico--storica 1884 >
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